L’insonnia è un disturbo molto comune: circa il 14% della popolazione mondiale lamenta un qualche disturbo del sonno oppure è insoddisfatta nella qualità di dormire.
La percentuale di insonnia aumenta poi con l’età raggiungendo, dopo i 60-65 anni, il 33% dove le donne sembrano essere più colpite.
Abbiamo tre tipi di insonnia, sinteticamente:
a) INIZIALE cioè con la difficoltà ad addormentarsi;
b) CENTRALE caratterizzato da numerosi e a volte prolungati risvegli;
c) TERMINALE spesso conseguenza del secondo, ma viene definito come un mancato ripristino del sonno dopo un risveglio precoce notturno.
Questi tre tipi di insonnia possono essere episodi sporadici oppure cronici.
L’insonnia può essere dovuta a condizioni esistenziali, ambientali, psicologiche (ansia, depressione, stress, etc…), organiche (cardiovascolari, respiratorie, ormonali, neurologiche, gastrointestinali, urologiche, etc..) o iatrogene (cortisonici, etc..) o alimentari (caffeina, thè, ginseng, cioccolata, etc..).
Di solito vengono somministrati per l’insonnia degli ansiolitici ipnoinduttori, degli antidepressivi sedativi, a volte neurolettici/antipsicotici a seconda della psicopatologia, ma non si vuole trattare in questa sede l’argomento farmacologico e clinico correlato.
Mi piace segnalare, laddove sia possibile, come la natura (e se la sapessimo considerare con maggiore rispetto) abbia già in sé dei rimedi per “l’amico uomo”: I FARMACI VEGETALI.
In sintesi, non trascendendo le norme igieniche generali e comportamentali (evitare eccitanti, fare l’attività fisica regolare e moderata, tralasciare il riposo pomeridiano, vivere in ambiente confortevole, etc..) ci possiamo avvalere di rimedi vegetali efficaci e ben tollerati, purchè vengono rispettati i cicli di cura, le posologie ottimali e i consigli d’uso prescritti da professionisti competenti.
La fitoterapia è un’ARTE MEDICA antica quanto il mondo, ma è nello stesso tempo una scienza moderna, vitale, in rapido progresso, con maggiore sicurezza e grande esticità nonché sensibilità.
Posso confermare come tutti i miei docenti durante il corso universitario triennale di fitoterapia post-laurea di medicina (vengono ammessi al corso solo laureati in scienze mediche e/o farmaceutiche) siamo stati precisi e scrupolosi nel raccomandare le modalità di prescrizione, delle intereazioni negative con i farmaci allopatici, nonché sull’importanza della diagnosi. Tanto per fare un esempio: somministrare l’antidepressivo HYPERICUM PERFORATUM (iperico, o erba di San Giovanni) con altri farmaci o con certe patologie va evitata per l’interferenza negativa sul citocromo P 450. Non avere una precisa conoscenza di tutte le negative intereazioni corrispondeva alla bocciatura e perdere un anno di studio! Mi chiedo perché la farmacologia tradizionale (per es: gli antidepressivi triciclici o SSRI) che hanno un effetto simile ma più potente del fitocomplesso, non riceveva dai docenti universitari una maggiore attenzione sugli effetti collaterali e sulle intereazioni. Poi, troppo spesso (visto che ora va di moda la fitoterapia presso le grosse aziende commerciali farmaceutiche) i colleghi medici (privi di cultura fitoterapica), in buona fede ma effettivamente informati superficialmente, prescrivono “integratori naturali” (“tanto non fanno male”). Tanto per fare un esempio: per la circolazione cerebrale si può prescrivere il GINKGO BILOBA, ma che, associata all’aspirina o anticoagulanti, si possono determinare gravi conseguenze (emorragie cerebrali). E allora chi ha ormai interesse di far riflettere, di far studiare e di far pensare criticamente il medico? E perché non lo si vuol far crescere verso una cultura più integrata (magari lasciandolo nell’oscurità culturale), più a misura naturale per l’uomo, più amorevole, pur essendo anch’essa scienza medica? Siamo in un mondo artificiale e meccanico: “meccanici i miei occhi…..di plastica il mio cuore…..meccanico il cervello…..sintetico il sapore …..meccaniche le dita…di polvere lunare in un laboratorio il gene dell’amore”-
Le piante utili per l’insonnia sono varie e complesse da trattare in questa sede. Mi limiterò solo a ricordare i principali nomi: Valeriana Officinalis (T.M.-E.S.) (1); CRATAEGUS OXYACANTHA (il biancospino, T.M-E.S.); PASSIFLORA INCARNATA (T.M.-E.S.); TILIA TOMENTOSA (M.G.) (2); BALLOTTA FOETIDA (T.M.-E.S.) (3); MELISSA (T.M.-E.S.); ESCHSCHOLTIA CALIFORNICA (T.M.-E.S.) a cui si può aggiungere la sera Magnesio in forma ponderale o come digoelemento, si può aggiungere anche OLI ESSENZIALI (4) di Lavanda (6-8 gocce sul cuscino la sera) o di Melissa (la prescrizione orale degli O.E. è invece delicata e deve essere rigorosamente prescritta dal medico competente: “non si gioca”). Ovviamente è solo un parziale elenco e non vengono (il fitocomplesso) (5) somministrati tutti insieme ma solo secondo la condizione clinica e saggezza scientifica del medico: sì ! del medico! Non capisco come in Italia non si studi con attenzione e serietà tale scienza durante la formazione universitaria. In Germania in Svizzera, in Francia per esempio, un laureato in medicina ha pari cultura di uno che si è specializzato in fitoterapia per conto suo e che ha investito tempo, fatiche, denaro ed è stato sottoposto agli esami scritti e orali per ogni anno dei tre accademici. Bah! mistero della nostra Italia, patria del Rinascimento! Ah, ecco, le miscele possono essere messe in un infuso di semi di anice e fiori di arancio, addolcito il tutto con miele di acacia. Si potrebbe obiettare: OK! Ma ora che faccio per dormire un po’ meglio? Bene, per una lieve insonnia vi regalo una ricetta, una tisana fiorita che spesso consiglio di assumere la sera.
FATELA PREPARARE COSI’ dal Farmacista o Erborista:
• Melissa Sommità 20 gr.
• Passiflora sommità 30 gr.
• Biancospino Sommità 20 gr.
• Escolzia Fiori 20 gr.
• Lavanda Fiori 10 gr
Una tazza dell’infuso al 3% la sera, dopo cena, dolcificando con miele di fiori di arancio. Si può aggiungere alla tisana, nei casi un po’ più resistenti, ANA PARTI TM: Valeriana-Biancospino-Passiflora-Melissa-Escolzia, (un cucchiaio del prodotto nella tisana dolcificata)
E’ un rimedio dolce, generico in questo caso (e abbiamo tante possibilità e combinazioni diverse) ma almeno sarà una dolce coccola notturna come quando la ricevevamo quando eravamo piccoli o più giovani. (R.P.R.)
Good Night My Friends
NOTE
1) LE TINTURE MADRI
Sono designate con il simbolo “T.M.” esse si preparano da piante balsamiche e rarissimamente con le piante secche, raccolte nel loro habitat naturale e durante il periodo balsamico (periodo conveniente della stagione). Le tinture possono anche essere preparate disciogliendo o diluendo estratti in alcool di appropriate concentrazioni per la conservazione del prodotto originale. Poiché le T.M. sono rappresentate da un elevato tasso alcolico (alcool circa 50-60% vol.), si raccomanda a chi fosse astemio o con condizioni cliniche (e epatopatie gastriche) o con fisiologiche intolleranze, di lasciare riposare il prodotto nell’infuso caldo per 5-10 minuti affinchè l’alcool evapori mantenendo solo i principi attivi dei fitocomplessi n ella tisana.
2) MACERATO GLICERICO O GEMMO DERIVATO
Siglati rispettivamente in “M.G”. e “G.D.”. Queste sono utilizzate da gemme, giovani getti (gemme appena schiuse), giovani radici, scorza delle radici, semi. La parte vegetale, raccolta nel loro tempo balsamico, che di solito coincide con l’inizio della primavera, sono sottoposte allo stato fresco alla ripulitura, triturazione, ed infine alla macerazione. Il materiale viene posto a macerare per tre settimane in una miscela di alcool e glicerina e poi si procede a decantazione e filtrazione. Si ottiene così il M.G. di base dal quale con opportuna diluizione si otterrà il prodotto che si utilizza in terapia (molto spesso per i lattanti, infanti, donne incinte). La diluizione per i gemmoderivati è alla prima decimale hahnemaniana 1DH: ciò sta ad indicare che una parte del preparato di base viene diluita con 9 parti di miscela contenenti 50 parti di glicerina, 30 parti di alcool e 20 parti di acqua. Anche qui (lattanti, donne in gravidanza, etc..) il prodotto viene lasciato per 5 minuti evaporare in acqua calda per la presenza (inferiore) di alcool (alcool 30-40% vol.) e poi bere.
3) ESTRATTI SECCHI
Indicati con la sigla “E.S.”, sono preparazioni solide (sottoforma di polvere) ottenuti per evaporazione totale del solvente prescritto. Si possono preparare tramite nebulizzazione o liofilizzazione; tali tecniche si applicano androghe contenenti principi attivi termolabili o
facilmente degradabili.
4) OLI ESSENZIALI
Siglati con “O.E” sono miscele complesse di composti volatili (fenoli, alcoli, ossidi, aldeidi, e esteri,etc..) il cui composto chimico maggiormente rappresentato detto chemiotipo, determina l’attività farmacologica e terapeutica principale. Clinicamente esplicano varie attività: carminativa, antimicrobica, antisettica, cicatrizzanti, antispasmodiche,diuretiche, mucolitiche, balsamiche, espettoranti, neurodesative (Lavanda e Melissa), stimolanti (Rosmarino, Salvia, Menta), immunostimolanti, antireumatiche, antinfiammatori, dermocaustiche.
Ma per il loro basso indice terapeutico restano rimedi potenzialmente epatotossici, quando non sono utilizzati con conoscenza, cautela e raziocinio, (ci vuole il medico specializzato ed esperto). E’ controindicata negli epatopatici, nelle insufficienze renali, nell’epilessia, in gravidanza, nell’allattamento e nella prima infanzia. L’azione che svolge sul Sistema Nervoso Centrale (poche gocce sul cuscino di notte per l’insonnia per 15 giorni a cicli o al bisogno inalare in caso di crisi acute di ansia poche gocce in un fazzoletto di O.E. (Lavanda o Melissa) è avvertibile anche solo con l’olfatto, per stimolazione, tramite i nervi olfattivi, delle strutture del Sistema Limbico, centro delle emozioni.
5) FITOCOMPLESSO
L’attività di un estratto vegetale va considerato, come il risultato dell’azione integrata di tutte le sostanze contenute in equivalente proporzioni nel fitocomplesso vegetale, e non può essere semplicemente riprodotta dalla somministrazione del singolo principio attivo (come avviene per i farmaci di sintesi). La presenza del fitocomplesso è spesso necessaria per ottenere effetti non raggiungibili con l’impego dei soli principi attivi isolati. Il fitocomplesso delle piante medicinali è costituito da un “pool” di sostanze funzionali, alcune dall’attività più specifica ed evidente (principi attivi) e molte altre, sempre molto importanti, in grado di influire sia sulla farmacodinamica che sulla farmacocinetica (assorbimento, metabolismo, eliminazione) di essi, modulandone la disponibilità e di conseguenza il profilo farmacologico.