Il contrario di melodia: se lo tenga
Il gestore di un notissimo ristorante dei VIP di Roma dall’origine culturale pop-marittima terracinese, una sera si avvicinò ad un cliente molto noto della high society capitolina dicendogli: “Ohi duttò, stè scampetieije ti tìeta magnà cù lle mane!! No cù jù curtieije e la furchetta… Le mane te le tìeta vògne…Rapre le recchie duttò e sientème bùene: la capoccia de stù pesce te la tièta azzùguà tutta perché assùsì jè anzenènte addèppiù bùene…” I non residenti della ridente Terracina (splendida cittadina storico – balneare dove risiedo ma non ne son natìo) perdonino il dialetto ostico, ma credo che il senso folkloristico venga anche compreso da una signora nobile, annoiata, di una mondanità dalla <erre moscia>.
D’altronde il pesce fresco di Terracina è ben noto per il sapore e profumo che emana ed è conosciuto anche oltre i confini nostrani. A parte gli scherzi, contemporaneamente al mio amico Prof. Gennaro Iorio, mi son trovato a constatare la vera imbecillità di coloro che detengono una laurea “honoris stupiditas” o per restare in mare “ad caput merluzzi”. Chiederei ai colleghi psichiatri italiani, impegnati ed occupati forse in tutt’altro (invece di tirar fuori quantomeno l’orgoglio professionale e culturale senza scomodare gli ormoni procreativi ormai essiccati nelle strinzite borse), e chiederei, seppur con maggiore tolleranza, anche ai cittadini cosa proverebbero davanti a delle affermazioni di quei medici ospedalieri o di famiglia che visitando i pazienti affetti da una sintomatologia di ansia somatizzata e trattati con un blando dosaggio di ansiolitico prescritto dallo psichiatra, dichiarano: “lei non ha nulla, non ha bisogno dello psichiatra ma di uno psicologo, perché lo psichiatra cura solo con i farmaci mentre lo psicologo (che non è medico) vi risolve il problema alla radice… (Ma andatevi a bere un amaro Jägermester!). Voi con questi farmaci (i pazienti assumevano poche gocce dalle 5 alle 15 di ansiolitico) vi intossicate soltanto”. Presumiamo che questi “colleghi” si siano formati e laureati con i punti della Coop o della Conad quando i pazienti ci riferiscono tali idiozie di matrice pre – scientifica.
A questi poi si aggregano alcuni “dottori in Farmacia” che ancor meno conoscono la diagnosi, la terapia individualizzata e la prognosi, lanciandosi in consigli terapeutici quantomeno naÏf (ma con altissimi profitti personali sottobanco) che mi ricordano i consigli stile barber-shop o beauty farm. Tanto per precisare sui famosi FIORI DI BACH (Edward Bach è stato un grande e sensibile medico, rispettoso e conoscente dell’animo umano) o sulla FITOTERAPIA (ossia la cura con le piante medicinali che richiedono una seria cultura per evitare rischi alla salute: basterebbe pensare agli scriteriati consigli di assumere ad esempio l’Iperico oppure il Ginseng oppure il Gingko Biloba etc.) o alla Omeopatia selvaggia, spesso riceviamo notizie degli effetti indesiderati da malgestione e da evidente ignoranza. Uno di noi, essendosi specializzato nelle cure naturali presso accademie e da medici qualificati, contempla da anni, laddove possibile, l’utilizzo delle medicine o prodotti naturali. Ma per fare ciò bisogna mantenere la responsabilità e l’umiltà delle proprie conoscenze e competenze per meglio curare le persone che chiedono sostegno. Altri invece scagliano le pietre alle spalle (anche sul paziente) per poi vigliaccamente nascondere la mano: si assumessero invece per iscritto le loro responsabilità (civili e penali!) invece di emettere giudizi e consigli verbali senza conoscenza e fuorvianti. Ma questi, purtroppo son dei frustrati ed eruttano alle indifese e ignare coscienze delle persone sofferenti, ulteriori confusioni con le loro immondizie morali e culturali. Ma voi: perché non studiate con serietà e per amore del sapere? Le grandi persone di cultura (Piaget – Ellis – Di Nola - etc.) erano quelli più umili e illuminati ma sempre alla ricerca del sapere: questi sono stati i nostri Maestri.
Ma alla fine di questo sfogo, il rammarico è che chi paga il conto salato è sempre il paziente che resta confuso e si ammala di più. Si propinano prodotti “miracolosi” o interventi di figure non competenti creando un caos che nulla ha di etico. D’altronde (e per fortuna ci sono tanti professionisti e/o farmacisti corretti ed onesti) mi viene alla mente un detto dallo stile ciociaro – boccaccesco che pressappoco recita così: “Quando lo cu.. ca.., lo speziale crepa”.
Ma la responsabilità non è solo attribuibile ai medici o a quei farmacisti in buona/mala fede. Ecco questa è la situazione nella quale la Psichiatria italiana ha ridotto negli ultimi tempi la cultura medica e non solo sulle problematiche psicopatologiche. Una Psichiatria che ha trascurato la selezione accurata, la formazione e la preparazione degli specializzandi, lasciati da soli a curare i pazienti senza una presenza o supervisione dello specialista “esperto”, (impegnato altrove e non so in che cosa). Una Psichiatria che non si occupa di curare la formazione psicologica degli specializzandi, indottrinandoli prevalentemente allo studio della biologia della mente, da cui noi ci dissociamo fermamente da tale riduzionismo e superficialità culturale. Una Psichiatria che non ha saputo difendere la propria identità e le lotte umane del Prof. Franco Basaglia (colui che ha fatto chiudere i manicomi e che tutto il mondo ha stimato) oppure di altri colleghi coraggiosi dalle ingerenze della Neurologia o della Psicologia o da altre figure professionali ancora più distanti dalla conoscenza clinica della Psichiatria.
Una Psichiatria che studia le problematiche assistenziali del territorio, senza sapere se sul campo operano psichiatri (a volte ci sono medici generici, dermatologi, dentisti, ginecologi, cardiologi e neurologi) con adeguata preparazione. Tanti studi epidemiologici e farmacologici risultano quantomeno discutibili nella autenticità (chi ha vissuto lungamente in ambito accademico ne ha visti di voli pindarici) …ma tanti, purtroppo, abboccano sempre all’amo…
Una Psichiatria, quella del mondo accademico arroccata in un mondo fantastico, spesso incapace di comunicare o di guardare negli occhi le persone, dove l’unico scopo non è la conoscenza, lo studio, la riflessione, il confronto e l’interesse per l’uomo, ma la produzione di pubblicazioni e la corsa verso i titoli più alti, utilizzando una ricerca priva della conoscenza epistemologica di cui Piaget è stato uno dei grandi maestri. I risultati di tutto ciò è il dilagare di un’ignoranza e di pregiudizi spaventosi nel mondo medico (dove ognuno si arroga e interferisce senza conoscenze di giudicare la realtà di chi opera la clinica quotidiana), esso stesso formato sulla base di una cultura nozionistica e positivistica, incapace di studiare e comprendere l’uomo nella complessità imprescindibile del suo essere psicofisico. Questa ignoranza che si riflette sulle conoscenze della gente, confondendole e mistificandole, rappresenta un boomerang pericolosissimo per la salute dei cittadini, nel momento in cui essa, poi, cade nelle mani di persone...persone….ripetiamo….incompetenti, inadeguate sotto tutti i punti di vista, frustrati, invidiosi e falliti nelle loro scelte professionali, limitati nel loro campo di azione e che si assumono l’arroganza di sostituire la cultura dello Psichiatra. Sottolineiamo, visto che le nostre formazioni hanno oltrepassato i confini italici (confrontandosi con menti eccellenti), questa è una realtà prevalentemente italiana e provinciale. Conosciamo, tanto per non andare oltreoceano, altri paesi europei (tra cui spiccano la Francia, la Svizzera, la Germania) che tengono ben solida la propria identità e storia culturale rispetto a quelle materie affini ma così diverse e distanti che invece in Italia si con–fondono, confondendo colui che ha il principale bisogno: la persona che soffre. Ma ritornando all’inizio dell’articolo mi immagino il commento di colui che pur non avendo studiato mi appare più saggio:
“Duttò, chèsta jè l’talia nùesta…. E tu le saije bùene ccà lù pesce puzza sempre da ju cùape…”
Prof. G. Iorio Dr. R. Pulzoni