DIAVOLUL - PARTE TERZA

 

Il Diavolo nel mondo contemporaneo


La prima constatazione da fare è la persistenza dei fenomeni di demonizzazione che credevamo conclusi con le età precedenti e che, invece emergono nell’attualità.
Quando la Costituzione del Regno d’Italia comportò la fine del potere temporale dei papi, e la diffusione di forti movimenti democratici, non sempre esenti da ingenue e rozze talora forme di anticlericalismo, il diavolo divenne tutto il mondo dei pensatori, dei patrioti, degli uomini d’armi che modificarono il paese.
Negli ultimi decenni dell’800 e nei principi del ‘900, appare la Massoneria, soprattutto perché è all’origine dei moti risorgimentali e antitemporalistici. Ancora una volta il mondo e gli uomini si scindono in due parti: quella della luce, rappresentata dalla Chiesa cattolica e dal pontificato romano, quella delle tenebre che accompagnano ogni moto di libertà del pensiero. Il conflitto fra Chiesa e Massoneria, soprattutto all’epoca di Leone XIII, determina “l’affaire” del così detto <satanismo>. La Satanizzazione della Massoneria è, del resto, preceduta da una lunga vicenda anteriore all’epoca della quale parliamo e va ascritta principalmente all’azione dei gesuiti, che individuavano, più che ogni altro ordine religioso, i rischi eversivi presenti nell’organizzazione massonica, peraltro molto simile, per molti tratti, alle strutture della stessa Compagnia di Gesù (la cieca obbedienza, il segreto, il legame fraterno dei membri etc.). I provvedimenti ecclesiastici, con efficacia reale spesso limitata, si seguono ininterrottamente a partire dalla bolla del 1738 fino agli inizi del 1900 di Papa Leone XIII nel CODEX JURIS CANONICI (scomunica per gli aderenti alla Massoneria, obbligo dei fedeli di astenersi alle nozze con i massoni… privazione della sepoltura ecclesiastica…divieto di ammissione al noviziato…etc.). La satanizzazione della Massoneria va riesaminata in relazione a questa situazione che, da parte della Chiesa, tendeva a reprimere quanto nella Massoneria era di lievitante ai fini della crescita della coscienza democratica e delle libertà nazionali, comportanti il crollo della concezione feudale e teocratica del mondo. Alla fine del secolo ‘800 il diavolo sembrava essersi trasformato in una metafora puramente mitica della liberazione dell’uomo dai vincoli del terrore che avevano dominato i secoli precedenti. In lui, anzi, s’incarnano l’irruzione degli istinti repressi e rimossi, la gioia della vita, la capacità dell’uomo di costruire un mondo razionale, tutti quei tratti che venivano attribuiti all’immagine diabolica della stregoneria, come espressione di una ribellione alla violenza aggressiva delle istituzioni e della chiesa.

G. Carducci, nel suo INNO A SATANA, vedrà nel demonio la ribellione e la forza vittoriosa della ragione poiché si è sostituito, proprio come ragione, al dio dei sacerdoti. Per Baudelair il diavolo diviene <le plus savant et le plus beau des Anges, dieu trahi par le sort et privè de louanges>. Arturo Graf, un grande studioso del Medioevo, sul suo libro <IL DIAVOLO> del 1889, testimoniava che il diavolo era definitivamente morto e ormai dimenticato (nota 1). Nessuna diagnosi storica è stata più fallace di quella che Graf traeva dal clima ideologico del positivismo e delle influenze dell’illuminismo. La situazione reale era ben diversa e si aprivano anni in cui Satana sarebbe tornato alla ribalta in molte occasioni e sotto varie forme. (nota 2) Per quel che riguarda la società attuale il demonio dovrebbe esprimere la sua gratitudine agli ultimi papi, che lo hanno disseppellito dal cimitero degli inganni superstiziosi dimenticati, lo hanno sottoposto a un attento restauro e così riproposto alla folla. Il diavolo ha, quindi, una nuova e inattesa primavera, che come già accennato non era stato previsto da Graf. Egli si illuse pensando che con la vittoria della mentalità razionale e scientifica, si sarebbe definitivamente archiviata nel passato dei secoli oscuri questo personaggio e le false scienze a lui connesse.
Caratteristica fondamentale del demonio è la sua indeterminatezza, la carenza di specifiche identità storiche, con la conseguenza che possono essere demonizzati, di volta in volta, uomini o realtà che attentano alla sicurezza del potere politico o teologico. In un certo senso il demonio è un contenitore vuoto che può quindi essere riempito a seconda delle esigenze storiche. Non tanto tempo fa il Cardinale Carlo Maria Martini rilevando la poco consistente adesione alla credenza nel diavolo, dichiarava in un suo intervento che per i fedeli demonio e inferno sono purtroppo in una fase di declino. Ma il ritorno del diavolo cominciò già con Pio IX il quale riconobbe scompostamente nei patrioti del Risorgimento e nei liberi pensatori incarnazioni sataniche che attentavano al soglio di Pietro. Passeranno i decenni, fino a quando Paolo VI riprenderà le sue omelie a favore del demonio il 9/6/1972 in occasione della festività di SS. Pietro e Paolo e nel IX anniversario della sua incoronazione (nota 3).
Il 10/11/72 inoltre Paolo VI esplicitò un’altra solenne dichiarazione (nota 4). Riemerge quindi una sorta di nostalgia per la lunga tradizione medioevale riportando alla ribalta un diavolo che appare nell’immaginario dell’Apocalisse e nella pittura demoniaca.
Si giunge al culmine del neosatanismo cattolico forse con un’ingenuità più grossolana, ripetitiva ma più pericolosa di Giovanni Paolo II (nota 5). Nel mese di Agosto del 1986 il papa insegnava che il diavolo, <come persona e spirito maligno, esercita il suo influsso non solo sulle cose materiali, ma anche sul corpo dell’uomo, per cui è legittimo parlare di possessione diabolica>. In un altro intervento dello stesso mese rinnovò gli insegnamenti medievali affermando: <L’abilità di Satana nel mondo è quella di indurre gli uomini a negare la sua esistenza in nome del razionalismo e di ogni altro sistema che cerca tutte le scappatoie pur di non ammetterne l’opera>. Nello stesso mese e anno Papa Giovanni Paolo II doveva esser particolarmente preso dalle preoccupazioni intense di possessione poiché, dichiarava che <il Drago dell’Apocalisse che sarà schiacciato dalla Vergine Maria, tenta continuamente la donna, moltiplicando nella storia dell’umanità il peccato, e soprattutto cercando di allontanare l’uomo da Dio>. Si rinnova così l’antico antifemminismo della Chiesa nella ben nota associazione donna – demonio: “Metti lo diavolo tuo nell’inferno mio”.


Questa angosciante demonopatia raggiunge il suo acme nel discorso del 25/11/1987, nel quale il Papa sosteneva che i disturbati di affezioni nervose e psicopatologiche e in particolare gli epilettici, sono più che gli altri esposti alla possessione e all’entrata del diavolo nel loro corpo. Nelle sue omelie siciliane del Maggio 1993 emerge il tono più sconcertante di tale catechesi, poiché il Papa fa risalire il diavolo, e non a uomini politici in combutta con i criminali, il fenomeno della mafia. Siamo quindi in presenza delle più convincenti prove della funzione di deresponsabilizzazione e mistificazione connessa al mito satanico.
Questo satanismo invadente e autorevole interesserebbe ben poco il mondo laico, con tali dichiarazioni, il papa fa, come si suol dire, il suo mestiere e, nell’attuale fase di neoconservatorismo e di reazione, rievoca le metodologie più retrive dei secoli passati. Ci troveremmo, cioè, in presenza di diatribe ed affari interni di una chiesa che non tocca, in linea di principio, la laicità e la conquista dell’epistemologia scientifica. Ma, purtroppo, i pronunziati della chiesa vengono ad incidere, direttamente o attraverso le sue pesanti rappresentazioni politiche, anche sulle condizioni dei non cattolici e si insinuano, disgreganti e amorali, nell’etica e nei comportamenti, con gravi conseguenze nella vita civile. Il diavolo pontificio è una casella vuota, un niente ideologico e mitico, che, tuttavia, l’uomo di chiesa e il cattolico praticante e reazionario possono di volta in volta riempire delle loro fantasie emarginanti e della loro aggressività sadica. E’ proprio il furore teologico che ha portato per decenni, in nome della persistenza del diavolo nel mondo, a dividere manicheisticamente l’umanità in redente e condannata, in cristiana (e democristiana) da quella comunista. Gli stessi fermenti di demonizzazione, concorrenti in violenza e rozzezza con quelli presenti in taluni margini cattolici, emergono nei movimenti del Fondamentalismo statunitense, un’ondata missionaria e pseudoevangelizzante che ha investito quel paese in modo preoccupante e imponente, se è vero che tre Cristiani su dieci si dichiarano new born <rinati>, e fondamentalisti.
Nel clima apocalittico e manicheo che si origina dalla divisione degli uomini in due schiere opposte, la metafora dualistica, radicata nella lettura biblica falsificata, si risolve nella confittualità USA/DIO contro Paesi socialisti/Demonio.
Queste dottrine, proclamate con perentorio sussiego, trovano la loro corrispondenza nell’America di Reagan (e poi dei Bush ed ora di Trump), quanto le chiese cosi dette fondamentaliste, servendosi delle imponenti reti televisive estese a tutto il paese, ci rivelano che il mondo era suddiviso in due opposte parti: da un lato l’occidente messianico, degli USA, quello buono, e, dall’altro, il mondo di Satana, incarnato nei paesi socialisti e di quel Gorbačëv  che si sarebbe poi dimostrato molto accomodante alla conversione al capitale americano. Nel drammatico quadro di riabilitazione di Satana, non a caso, si inserisce la dottrina dell’ala estremista dell’Islam sciita, attraverso le scomuniche e gli scritti di Khomeini (nota 6): anch’egli immaginava il mondo diviso in due parti e affidava all’Islam sciita il compito di combattere contro la presenza infernale delle democrazie e dello stesso Islam non sciita e asservito agli USA.
Il diavolo finora menzionato, come attuale inquilino della nostra società, è Satana, Beelzebub, l’AVVERSARIO. Ma dobbiamo ricordare l’esistenza di un altro tipo di diavolo, più recente, quel Mefistotele di C. Marlowe e da W. Goethe, che nacque dalla cultura popolare tedesca nell’ultimo Medioevo e assunse precisi caratteri nell’anonima storia di Faust del 1587. All’origine Mefistotele è una sorta di mostro animale, terribile e nefando, ma poi diviene, e tale è oggi, un demonio intellettuale, che tenta con raffinatezza le sue vittime, rinunciando all’antico bagaglio di catene, fiamme e zolfo. Opera senza scalpore ed esibizioni, anzi mansueto e serpentino, facendosi modello di molti movimenti politici dell’età che corre, certamente per intelligenza non pari a Faust.

 

NOTE

1)    Secondo Graf, il diavolo era definitivamente morto e dimenticato, <si dissolverà nell’umana fantasia, nella stessa matrice ond’è uscito>. Non c’è più, secondo lo studioso, perché sono venute meno le cause che lo portarono ad esistere. Muore perché  la sua funzione è cessata e <perché l’idea che lo fece vivere non riesce più, nel vasto agone della concorrenza vitale, a tener testa ad altre idee, più vigorose e più giovani>. Sono venute meno le apparizioni delle formidabili milizie infernali vaganti nell’aria. Si sono diluiti il sospetto e la paura di lui <non solo tra le persone colte, ma anche tra il volgo; non solo nelle città… ma anche nei campi>. Non gli si possono più attribuire le malattie dell’uomo, e perciò la <civiltà nostra espelle da sé il diavolo, che la servì in altri tempi, ma che ora le è divenuto un inutile ingombro; lo espelle da sé come espelle la schiavitù, il privilegio, il fanatismo religioso, il diritto divino e tante altre cose>.
2)    L’insegnamento ufficiale della Chiesa si è apertamente sottratto al rischio di un seppellimento del diavolo celebrato dal pensiero laico e dagli stessi fedeli, ormai suggestionati dalle ipotesi di demitizzazione. Se la coscienza contemporanea, educata al sapere materialistico delle scienze, e se contemporaneamente una nuova percezione della fede liberata da immagini pesanti e corpose tendevano, intorno agli anni cinquanta, a dichiarare il definitivo tramonto dell’immaginario demoniaco, il ritorno ad esso da parte del pontificato romano diveniva il recupero di una sicurezza drammatica e fideista, da tante parti insidiata. Ma era anche un recupero carico di una drammatica ambiguità: da un lato costituiva uno fra i molti tentativi di rinnovato conservatorismo reazionario, da un altro lato determinava la reazione di larghi ambiti dell’opinione laica e di strati ecclesiastici che si credevano ormai liberati da antiche pastoie mitiche. Ma quegli interventi, così perentori ed inesorabili, con tutta l’autorità del pronunziato pontificio, riuscivano anche a sollecitare la riemersione di un Satana, che il pensiero contemporaneo aveva definitivamente vanificato e seppellito nelle memorie dei tempi trascorsi. E se Satana fosse una figura realmente esistente, niente più che gli interventi pontifici gli hanno reso un servigio gratificante e un riconoscimento solenne.
3)    Paolo VI in quel periodo sopraccennato (29/06/1972) proclamò esplicitamente la dottrina dell’invasamento diabolico del mondo:<Riferendosi alla situazione della Chiesa di oggi>, il Santo Padre ha poi affermato di avere la sensazione che “da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio…”. Come è avvenuto questo? Il Papa ha confidato ai presenti un suo pensiero: che ci sia l’intervento di un potere avverso. Il suo nome è il Diavolo, questo misterioso essere cui si fa allusione anche nella lettera di S. Pietro. Tante volte, d’altra parte, nel Vangelo, sulle labbra stesse del Cristo, ritorna la menzione di questo nemico degli uomini: “Crediamo – ha osservato il Santo Padre – in qualcosa di preternaturale venuto nel mondo proprio per turbare, per soffocare i frutti del Concilio Ecumenico”.
4)    Il 15/11/72 il neosatanismo cattolico si esplicita in un’altra solenne dichiarazione di Paolo VI:<il male che è nel mondo è occasione ed effetto di un intervento in noi e nella nostra società di un agente oscuro e nemico, il Demonio. Il male non è soltanto una deficienza, ma un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa. Esce dal quadro biblico ed ecclesiastico che si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni…. Il Demonio è il nemico numero uno, il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero e agisce ancora, è l’insidiatore sofisticato dell’equilibrio morale dell’uomo, il perfido incantatore che in noi sa insinuarsi per introdurvi deviazioni…. Sarebbe, questo sul Demonio, e sull’influsso che può esercitare, un capitolo molto importante da ristudiare della dottrina cattolica, mentre oggi poco lo è>.
Riemerge quindi una sorta di nostalgia delirante per la lunga tradizione medievale, e riporta alla ribalta un diavolo che non è più la <privazione del bene> di Sant’Agostino, ma il vero e proprio essere reale che appare nell’immaginario dell’Apocalisse e nella pittura demoniaca.
5)    Ne l’Osservatore Romano del 14,16-17,21 agosto 1986, viene riportata una delle omelie di Papa Wojtyla sul Credo, nella quale riconosce la mitologia degli angeli e dei demoni. Secondo questo pontefice, il diavolo è un angelo caduto, e il peccato di Satana consiste nel rifiuto della verità di Dio. Come effetto del peccato dei progenitori questo angelo caduto ha conquistato in certa misura il dominio sull’uomo. Questa dottrina trova drammatiche espressioni nella liturgia del Battesimo, quando al catecumeno viene richiesto di rinunziare al demonio e alle sue seduzioni. Egli, come persona e spirito maligno, esercita il suo influsso non solo sulle cose materiali, ma anche sul corpo dell’uomo, per cui è legittimo parlare di possessione diabolica. Secondo il pontefice non è sempre facile discernere ciò che di preternaturale avviene in questi casi, né la chiesa accondiscende o asseconda facilmente la tendenza ad attribuire molti fatti a interventi diretti del demonio; ma in linea di principio non si può negare che nella sua volontà di nuocere all’uomo e di condurre al male, Satana possa raggiungere questa estrema manifestazione della sua superiorità. Il 13 agosto del 1986, proseguendo nella sua catechesi filosatanica, Wojtyla rinnova un’antica insinuazione dei demonologi:<l’abilità di Satana nel mondo è quella di indurre gli uomini a negare la sua esistenza in nome del razionalismo e di ogni altro sistema di pensiero che cerca tutte le scappatoie pur di non ammetterne l’opera>, nel che è l’implicita demonizzazione di ogni forma di pensiero laico che rifiuti il tomismo e la teologia cattolica. Nella catechesi del 20/08/1986, il pontefice fa resuscitare e gli da rinnovata legittimazione l’antico mito delle molteplici influenze di Satana nell’ordine della natura spirituale e della natura fisica, la quale proclamazione consente di dedurre la validità della teoria medievale dell’origine demoniaca delle tempeste e delle malattie. Nell’omelia di Ferragosto tenuta nella chiesa parrocchiale di Castel Gandolfo, il drago dell’Apocalisse, che sarà schiacciato dalla Vergine Maria, tenta continuamente la donna, <moltiplicando nella storia dell’umanità il peccato, e soprattutto cercando di allontanare l’uomo da Dio>, pronunziato che è un evidente rigurgito neomedievale dell’antifemminismo dei trattati antistregonici.
6)    KOMEINI RUHOLLAH (1900-1989). Capo religioso (ayatollah) e uomo politico iraniano, si oppose ai tentativi di endemizzazione del Paese attuati dallo scià Reza Pahlavi e nel 1963 venne imprigionato. Esule in Iraq e in Francia, condusse ovunque una lotta senza tregua contro la scià, costringendolo all’esilio dopo la rivoluzione del 1979. Entrato trionfalmente nella capitale iraniana il 01/02/1979 come leader spirituale del paese, ne assunse anche la guida politica, governando con poteri assoluti e con criteri integralisti (pur non formalizzati in alcuna carica ufficiale).