Nacqui, divenni giovane, poi vecchio senza essere adulto, e infine caddi “COME D’AUTUNNO LE FOGLIE”.
Si nasce, si cresce, si diventa giovani, s’invecchia e infine si muore. Si! E’ il destino di tutti: fÜr alles aber nicht Über alles!
Si prenderà in considerazione questo breve intervallo di vita dal “si cresce” al “si muore”, un intervallo importante che spesso fa angosciare e disperare tanta gente (per diversi motivi).
La nascita e la gioventù me la son già lasciata alle spalle, mi ritrovo invece sempre più vicino alla “de consolatione vetustatis” per poi dopo incontrarmi col tramonto (che, almeno per la scienza e la filosofia, non è di assoluta certezza anche se è improbabilissimo sfuggire alla conta). Pertanto mi avvicino ad essa in modo più distaccato, forse un po' più saggio o ironico con me stesso, e che cerco di trasmetterlo a coloro che mi confidano le proprie angosce.
LA VECCHIAIA
Si usa dire che la vecchiaia è una bella età, no? Beh, ha i suoi privilegi e riconoscimenti positivi. Uno Stradivario è infinitamente più pregiato di un violino nuovo: “Si possono suonare molte belle melodie con un vecchio violino”. Anche il vino vecchio è quello più buono, le vecchie volpi sono le più furbe, le vecchie bandiere sono le più gloriose. E’ pur vero che strade e acquedotti dell’epoca romana antica dimostrano una maggior resistenza ed efficacia delle opere moderne che invece durano pochi anni o crollano per una scossa lieve di terremoto.
Persino le guerre di una volta… Certo, d’accordo, la guerra è sempre e sempre sia maledetta, però nelle vecchie guerre si ammazzavano soltanto i soldati, mentre oggi tocca a tutti (soldati, civili, maschi e femmine, bambini e bambine, anziani). Di certo le guerre moderne sono molto peggio di quelle vecchie.
Le vecchie scarpe sono le più comode: Napoleone faceva portare le scarpe nuove al suo cameriere fino a quando non erano state adattate ai suoi imperiali piedi. Eh “bei vecchi tempi”, “il vecchio amico”; la “vecchia fiamma” dell’altro millennio. Qualcuno potrebbe dire che gli amori dell’altro millennio si potrebbero…. Più che vecchio… chiamare antichi. Però l’antiquariato occupandosi di cose antiche è un fiorente commercio. Segno che anche a questo si attribuisce un grande valore e a volte inestimabile.
E che dire delle vecchie abitudini? Mica è facile farne a meno, anzi più si invecchia e più diventano tenaci, rassicuranti e consolatorie. E le vecchie tradizioni? Queste servono anche a mantenere compatta una cultura, un popolo, anche una nazione, persino un impero.
Inoltre, un vecchio, se non è ancora rincorbellito, viene considerato più esperto e saggio di uno sbarbatello. Questo vale anche nella mia professione. In fatto di estetica, di attrattiva fisica e persino di sex-appeal, i vecchi (e le vecchie) non son mica proprio da buttar via.
Alcuni rappresentanti della terza età non hanno sempre da invidiare a quelli della prima o seconda età. E volgarmente non si dice che “gallina vecchia fa buon brodo”?
E qualcuno ripensa: “era giovane allora e adesso è vecchia, è voluto ritornare alle sue terre lontanissime, dove nasce il sole, ma la vorrei ancora accanto a me, come una volta. Come ai bei tempi”.
Come nell’altro millennio, appunto!
Adesso si sottolineano gli aspetti positivi possibili per non vederne soltanto quelli negativi dell’età che avanza.
ASPETTO E VESTIARIO
- I brufoli sono il ricordo di un lontanissimo incubo quasi completamente dimenticato.
- Puoi smettere di strapparti i capelli o le sopracciglia bianchi.
- Un’altra ruga migliora l’espressività del tuo viso.
- Non è più indispensabile vestirsi all’ultimissima moda.
- Non ti devi più abbronzare completamente in un solo giorno.
- Raggiungi una certa tregua nei confronti del tuo corpo.
- Non devi più cercare di essere una bionda favolosa.
- Un seno piccolo diviene un vantaggio. (Grazie alla legge della gravità)
- Hai smesso di cercare di apparire più vecchio.
- Se neanche prima avevi un bellissimo aspetto, oggi non sembri peggio.
- Ti è sempre più facile distinguere fra la lode e l’adulazione.
AMORE, SESSO E RELAZIONI
- Hai capito la differenza fra un amor cieco e un amore che è stupido, sordo e cieco.
- Andando a letto con qualcuno ci sono meno incognite di cui preoccuparsi.
- Ti capita più raramente di svegliarti in una camera da letto sconosciuta senza ricordare come è successo.
- Le persone amiche che ti criticano perché te la fai con gente giovane, sono più invidiose che altro.
- E’ più saggio aspettare invece di troncare una relazione subito dopo una ricorrenza o un compleanno.
- Che il desiderio altrui sia dettato dal tuo aspetto o dai tuoi soldi diviene una questione meno importante.
- Nessuna ti dice più “Io non vado subito a letto la prima volta che esci con qualcuno”.
- Avere una relazione con un uomo sposato perde buona parte del fascino.
- La scoperta che il Principe Azzurro ha qualche dente falso non è poi così devastante.
- Nemmeno i matrimoni delle coppie che conosci sono perfetti. E cominci ad avere dei dubbi anche su quelli che lo sembrano.
- E’ improbabile che ti capiti di dover sposare qualcuno per forza.
- Hai imparato che qualche volta ci si può arrabbiare anche con la persona che si ama.
- Che una persona sia veramente formidabile a letto non t’impedisce di scaricarla quando ti rendi conto che proprio non fa per te.
- Non hai bisogno di far finta di avere il mal di testa.
ESPERIENZA
- Certe cose che allora non erano buffe ora sono molto buffe.
- In fondo hai fatto pochissime grosse sciocchezze.
- Hai imparato che non c’è bisogno di dire tutto ciò che pensi.
- La tentazione di lasciare il lavoro per andare a fare la coniglietta di Playboy a Las Vegas presenta difficoltà insormontabili.
- L’idea di fare il poeta maledetto e vestire sempre in nero ora ti sembra un po' teatrale.
- Però ti restano sempre gli amici del tempo (alcuni) in cui facevi il poeta maledetto e ti vestivi di nero.
- E’ molto più difficile che tu prenda veramente sul serio qualche movimento politico.
- Qualche volta ti rendi conto che in fondo gli anni di scuola son serviti a prepararti alla vita.
- Anche se fossi diventato il capitano della squadra di calcio della tua classe, oggi ti troveresti ugualmente a fare il lavoro che fai.
- Ti capita sempre più spesso di fermarti a pensare un momento prima di parlare.
- Ti rendi conto che non saresti stato più felice se diventavi un astronauta o una ballerina.
- Cominci a sospettare che la felicità non è precisamente dietro l’angolo.
CIBO E BEVANDE
- Hai scoperto la segreta virtù delle prugne.
- Nessuno ti può obbligare a mangiare ciò che non ti piace e viceversa.
- Ricordando che si vive soltanto una volta, in certe occasioni puoi abbandonare ogni prudenza ed ordinare un pranzo luculliano.
- Hai sviluppato un sano scetticismo verso le diete dimagranti che ti garantiscono 10 kg in meno in una settimana.
- Non ricordi nemmeno quando è stata l’ultima volta che suonò il campanello della porta e tu corresti a buttare nello sciacquone la canna.
- Sapere che non diventerai mai un Gran Maestro non t’impedisce di continuare a giocare a scacchi.
- Qualche fine settimana vedere un film alla tv può essere un’accettabile alternativa ad andare a ballare fino alle cinque del mattino.
- Puoi scoprire che sei ancora capace di toccarti le dita dei piedi.
- Le amiche non suggeriscono più di iscriversi tutti insieme al Topless club.
- Preferisci far la figura del pusillanime e restare sotto l’ombrellone piuttosto che bruciarti in pieno sole.
IN FAMIGLIA
- Sai benissimo quale regalo di Capodanno risulterà più sgradito ai tuoi suoceri.
- Non ricordi nemmeno quando è stata l’ultima volta che hai cercato di fare il compito di matematica di tuo figlio.
- Ci sono degli argomenti che non vanno mai discussi con il coniuge.
- Avere dei figli adolescenti ti fanno diventare bilingue.
- L’idea che per certi versi somigli a uno dei tuoi genitori non ti provoca una crisi d’identità.
SOLDI E BENI MATERIALI
- Non consideri più un lusso certe cose (per es. lo Champagne).
- Per un pranzo a lume di candela, un candelabro di argento ha sostituito la vecchia bottiglia di Chianti.
- Nonostante tutti i votacci che prendevi in matematica, hai sviluppato una specie di genio nel calcolare le riduzioni fiscali.
- Quando giochi alla roulette, hai un’idea molto precisa di quando smettere di perdere.
- I grandi saldi e le campagne di sconti non ti spingono più a comprare roba che non vuoi e che non ti serve.
- Se proprio lo vuoi, ti puoi permettere una settimana di vacanza.
- Puoi emettere la sentenza che aver rubato un giocattolo da piccolo non ti ha fatto diventare un incallito criminale.
- Hai smesso di aspettarti di trovare fama e ricchezza da un giorno all’altro.
MISCELLANEA
- Nessuno scoprirà mai chi è stato a mettere un preservativo nella cartella della professoressa.
- Andare a letto alle dieci non ti fa sentire come una persona che ha rinunciato a vivere.
- A pensarci bene, la tua infanzia non è poi stata così orribile.
- Sai dire di no senza sentirti in colpa.
- L’idea della pensione suscita visioni di un piacevole stile di vita.
- Hai imparato che non vale la pena di preoccuparsi oggi per certe cose che potrebbero non succedere mai.
- L’astrologia non ha più un ruolo nelle tue decisioni.
- Non è più tanto importante coltivare la spocchia di avere le iniziali ricamate sulle camicie.
- Almeno dieci persone sgradite hanno fatto una brutta fine.
- Basta soltanto una simbolica candela per la tua torta di compleanno.
- La tua voce ha acquistato un tono di autorità che ti fa prendere sul serio anche quando parli di cose che non conosci affatto.
- A giudicare dalle volte che hai detto “Mi prendesse un colpo se…”, ci dev’essere un angelo che ti protegge.
- Qualche volta, consolando una persona amica, ti rendi conto che in fondo conti qualcosa.
- Nella peggiore delle ipotesi, non è mai troppo tardi per chiudersi in un convento.
Eh fin qui va pure bene,
MA SULLA MORTE…. NOOO!
Già, questo argomento sembra che faccia paura a moltissima gente. E’ una questione che nella mia professione si presenta spesso sia per motivi fobici che in situazioni estreme della sofferenza umana. A differenza di altri problemi che auspicabilmente non ci riguarderanno mai personalmente, con questa prima o poi si dovrà farne i conti.
E allora conviene pensarci prima per non arrivare impreparati ad affrontarla. Non che io abbia la bacchetta magica, per superarlo. Si possono offrire, però, alcune riflessioni utili allo scopo.
Tanto per cominciare, basta una minima conoscenza dell’evoluzione e della selezione naturale per capire quanto la morte sia necessaria al perpetuarsi della vita. Cioè, quanto sia importante che il nostro corredo genetico vada continuamente ridistribuito, appunto con la scomparsa degli attuali individui, per consentire la mutuazione di individui diversi, alcuni dei quali saranno più adatti alle più o meno instabili condizioni ambientali. Si potrebbe sintetizzare: senza la morte la vita prima o poi si estinguerebbe. I filosofi hanno detto che senza la morte la vita non esisterebbe, così come in mancanza dell’elemento di antitesi non esisterebbero il buio e la luce, il giorno e la notte, il buono e il cattivo… Verrebbe il pensiero malizioso che la morte appartenga ad un concetto filosofico, ad una costruzione mentale. Insomma una nostra invenzione. In biologia la vita, con la materia di cui è fatta, non muore mai, anzi, continua a vivere praticamente in eterno, sebbene in forme diverse. Magari religiosamente si può affermare: “la sua vita non è stata tolta ma solo trasformata”.
Quello che veramente muore è la nostra consapevolezza di esistere, cioè quella condizione che ci permette di definire il “Noi ora è qui”. Questa consapevolezza si può in qualche modo interrompere in condizioni transitorie (sonno, coma, lipotimie, anestesie etc.) oppure definitivamente. Termina soprattutto la capacità autoriflessiva, quello che ci distingue dagli altri animali a causa della nostra organizzazione complessa del nostro organismo. La morte quindi è lo spegnersi di questa funzione, si passa da una situazione prenatale in cui la nostra consapevolezza non c’era, a un breve periodo di vita in cui si ha la consapevolezza di esistere, per poi tornare alla situazione di partenza.
Due brevissimi cenni psicoterapeutici:
- “Dottore ho paura di morire perché lascio gli averi, i miei cari soffriranno sicuramente (e che ne sai?). Non potranno sopravvivere senza di me, mio marito/moglie morirà dal dolore
(e chi te l’ha detto? Come fai ad esserne così sicuro?)”
Ecco di fronte a tale paura mi limito a considerare: “OK! Tu puoi avere tutte le tue paure e se vuoi puoi liberamente tenertele e soffrire fin che vivi… Ma quando tu dici e quindi pensi: “Io non devo morire…” con chi lo andiamo a discutere? Col Nostro Signore che tu o per chi dici tu non deve morire? Datti una risposta!”
Si evidenziano quelle pretese e doverizzazioni rigide e dogmatiche che sono le responsabili dell’angoscia esistenziale del paziente invece di poter vivere con una comprensibile apprensione e rassegnazione umana (criterio di realtà).
- Altro breve esempio:
“Dottò ho paura di morire perché non so cosa troverò nell’altro mondo e se soffrirò più di quello che soffro già sulla terra.”
“Ahò…. Ma tu per caso ricordi come era terribile e sofferente la vita in quel momento quando eri nel progetto dell’utero di tua madre ancora bambina?
Per caso le to ricordi?”
Ecco qui la tirannia del dover avere tutto sotto controllo (anche l’incontrollabile) … altrimenti è terribile, catastrofico o insopportabile.
Per combattere, esorcizzare queste angosce alcuni si riempiono di droghe, alcol o farmaci, altri invece si attaccano alle varie mitologie o alle varie religioni (mi chiedo quale è il criterio di superiorità di una religione rispetto ad un’altra) con i loro altrettanto fantasiosi corollari dell’aldilà, della vita eterna, dell’anima immortale etc.
N.B.= Nulla di personale contro, anzi il massimo rispetto sincero per coloro che si avvicinano ad un credo religioso per autentico sentimento e profonda coerenza senza dover pretendere un certo vantaggio da Dio per assicurarsi (e già lo vediamo nelle costruzioni dei cimiteri le differenze: pure da morti!) un “posto in paradiso”.
Chi riesce può consolarsi così. Chi non crede può domandarsi se di fronte alla morte la gente che ne ha tanta paura vorrebbe veramente restar viva. L’ipotesi è semplicemente terrorizzante:subire un decadimento senile progressivo (e star sul groppone dei familiari) e senza fine mentre si assiste alla morte di tutte le persone care e di tutti gli amici.
A questo punto la scelta non è difficile. Resta semmai una ragionevole paura di soffrire mentre si è ancora vivi. Il che dimostra come non conti tanto la durata della vita in sé quanto invece la sua qualità.
IL DONO DEGLI DEI
Un mito forse africano o forse degli indiani sudamericani. Non importa l’origine. I miti riguardano sempre tutta l’umanità e spesso contengono storie che parlano una lingua universale e raccontano le leggende, favole, saghe, parabole, aneddoti, illusioni e sogni di antica e modernissima saggezza.
Molto tempo fa gli uomini erano immortali, proprio come gli Dei. Nascevano, crescevano, diventavano adulti, ma non morivano. Mai. Tutti imparavano a vivere. Quando si ha l’eternità davanti, anche il più stupido ci riesce.
E una volta imparato a vivere, gli uomini non avevano altro da fare che ripetere quello che avevano già fatto, giorno dopo giorno. Finchè, a lungo andare, qualunque azione o esperienza diventava totalmente priva di incognite, assolutamente perfetta, inesorabilmente prevedibile, indistinguibile da ogni altra che l’aveva preceduta e l’avrebbe seguita.
Era una condizione noiosa, che man mano diveniva penosa e infine disperata. Disperata nel senso letterale del termine, cioè senza speranza, appunto perché non poteva cambiare né avere fine…
Un giorno era identico ad ogni altro. Ma d’un tratto un giorno un uomo più disperato e più coraggioso degli altri andò dagli Dei a lamentarsi: “Non ne possiamo più! Fate qualcosa!”
Gli Dei videro che gli uomini soffrivano, ne ebbero pietà e decisero di aiutarli. Diedero all’uomo coraggioso un dono:“Và e dividilo cogli altri”.
Quel dono era la Morte. Da allora gli uomini possono morire.
E possono essere felici.
Dr. Riccardo Pulzoni