ECOLOGIA
A. MERAVIGLIE DELLA NATURA
Aspettare l’alba per fotografare il sole che spunta dal monte.
Incontrare il sole riflesso sul mare al tramonto.
Cosa c’è di più spettacolare, meraviglioso ed inebriante nell’amore che si ha per la natura?
B. EMERGENZA – RITARDI E GRAVI INEFFICIENZE
Le recenti calamità nel paese fa emergere una più ampia criticità del sistema nazionale di Protezione Civile, anche alla luce della scomparsa del Corpo Forestale dello Stato, sul tema incendi: errori di sottovalutazione, ritardi, mancato coordinamento e forti limiti operativi. Si tratta di gravi inefficienze che l’Italia non può continuare a subire. Fin quando non saranno approntati importanti interventi di manutenzione costante del patrimonio boschivo, sistemi moderni di rivelazione degli incendi, cospicui investimenti in attrezzature e potenziati gli organici, saremo colpevolmente condannati a restare spettatori di questi drammatici disastri ambientali.
C. PREVENIRE, CURARE O MOLLARE?
Si poteva contenere o prevenire la propagazione dell’incendio del parco della Maiella?
E’ un crimine immenso, un danno ingente, un delitto mostruoso contro la natura, un atto folle, un gesto barbarico, uno scempio immane… E se n’è parlato solo a cosa avvenuta.
Ora, la nostra politica, sorniona, menefreghista, opportunistica, incivile ed incapace, sposta il discorso, attraverso i mezzi di propaganda del sistema, sugli autori del misfatto. Il vero discorso non andrebbe spostato solo a quello di concentrare l’attenzione sugli autori di un simile scempio che andrebbero comunque condannati severamente: i delinquenti ci sono sempre stati, ci sono e ci saranno sempre. Ma il problema vero è: “lo Stato dov’è”? Dov’è con le sue azioni preventive e di controllo, con i suoi interventi tempestivi, con i suoi mezzi di soluzione dei problemi, con le forze speciali preposte al controllo del territorio? Se non è possibile evitare le azioni delittuose, è possibile agire per prevenirle il più possibile a limitarne la diffusione.
E qui il problema è politico.
I politici, purtroppo, nella vicenda di questo immane incendio non sono proprio comparsi. E allora è il caso di utilizzare tutti i mezzi di diffusione di massa (visto che non si scende più in piazza per protestare) per sensibilizzare la gente sullo stato di vergogna, nel quale affonda la politica italiana.
Oggi ancora la gente si perde nell’illusione di credere in questo o in quel personaggio politico, senza rendersi conto che se non cambiano le regole del sistema di gestione della res pubblica, in Italia non cambierà mai niente. Cinque minuti sono stati dedicati in una trasmissione televisiva: niente, riguardo al tempo in cui sono stati discussi temi futili e fuorvianti.
D. LA LEGGENDA DIVENTA REALTA’
La leggenda narra che Maya, la più bella delle pleiadi, per salvare suo figlio ERMES -il gigante- ferito in battaglia, raggiunse le montagne d’Abruzzo, ricche di erbe medicamentose. La dea però non riuscì nel suo intento, in quanto i monti erano coperti di neve ed Ermes morì. Sconvolta dal dolore, Maya lo seppellì sul Gran Sasso, dove ancora oggi si riconosce nel profilo della catena montuosa “il gigante che dorme”.
La povera madre, disperata e logorata dalla sofferenza, vagò per i boschi finchè morì sul monte che oggi porta il suo nome: la Mayella. La montagna assunse così la forma di una donna accasciata su se stessa, con lo sguardo rivolto verso il mare.
Ancora oggi, quando il vento attraversa boschi e valli, sembra di sentire il lamento della madre in lacrime.
Per fortuna la dea Maya volge lo sguardo al mare e non vede quello che sta accadendo alle sue spalle.
Nell’anno del bimillenario della morte di Ovidio, i luoghi che egli ha amato vengono divorati dalle fiamme e c’è disperato bisogno di “Gelidis undis” che giungano dalle nuvole, dagli aerei o dagli idranti, non importa, purchè i roghi si estinguano.
Le nostre montagne bruciano inesorabilmente, giorno dopo giorno, albero dopo albero, in una lenta agonia che niente e nessuno sembra riuscire ad alleviare.
Qualcuno ha giocato con il fuoco e col fuoco non si gioca. Il fuoco fa paura e noi ne abbiamo tanta. Le campane suonano pur non essendo l’ora della Santa Messa e la gente scende in strada, terrorizzata da fratello fuoco, “robusto e forte”. Troppo robusto e forte.
Il fumo ci circonda, ce lo sentiamo in gola, ce lo annusiamo sui vestiti e nelle case. La cenere si deposita sul bucato steso al sole, sulle auto parcheggiate, sulla scena apocalittica che ha preso il posto del nostro bel panorama.
Il suono dei motori dei veicoli, che ci passano sulla testa come raffiche di mitra, col pesante carico di liquido, infonde speranza: Siamo qui! Aiutateci! Spegnete l’incendio! Spegnete questo inferno!
Il tam tam di messaggi che corrono sul web per ottenere rinforzi, sostegno, acqua e qualche preghiera ci fa sentire utili e uniti: siamo quelli forti e gentili sempre, siamo i buoni, quelli che alla fine vincono. Le polemiche, soprattutto se sterili e fatte sui comodi sedili, le ignoriamo. Ora non c’è tempo per quelle. E’ tempo di agire e reagire.
Quando scende la sera e anche il sole si dimentica di noi, appare chiara la situazione: il fuoco sta divorando i nostri boschi, è ormai a un passo dai centri abitati. Perché sorella pioggia non scende? Perché fratello vento non si placa?
Le campane, le preghiere, i volontari, le lacrime di rabbia. Andrà tutto bene. Un volontario è gravemente ferito.
Andrà tutto bene.
Il fuoco verrà spento, il lume della ragione acceso. Di notte, visto dalla valle, l’incendio sembra quasi un paese in festa che ha allestito le più belle luminarie per onorare il Santo Patrono o per abbuffarsi con una sagra mangereccia.
E invece non c’è nessuna festa e manco niente da festeggiare.
C’è il piano perverso di qualcuno che attenta alla nostra area e alla nostra aria. Ci siamo noi, ancora una volta uniti nella tragedia, che possiamo fare più di quello che immaginiamo.
Ad esempio trasmettere ai nostri figli l’amore e il rispetto per la montagna e la natura tutta.
Facendogliela conoscere, toccare, respirare e raccontando loro delle storie affascinanti, come quella della bellissima dea che, per salvare suo figlio Ermes – il gigante- fuggì dalla Frigia e si rifugiò nei monti d’Abruzzo, quelli che ora bruciano, ricchi di erbe e piante medicinali.
“Ogni tanto, dopo un bel pasto vi consiglio un bicchierino di Elixir di Genziana, tanto cara alla terra d’Abruzzo”.
Prof. Gennaro Iorio Dr. Riccardo Pulzoni