E TRE…., “COLLAGE DI FINE ESTATE”

PARADOSSI

PLATONE E IL “PARADOSSO DELLA LIBERTA’”
“Cosa accade se il popolo sovrano decide di affidare democraticamente il potere ad un tiranno?”
Estrapolando il concetto di “libertà” del pensiero politico espresso da Platone e riconosciuto da Popper, potremmo pervenire al “paradosso della libertà” in generale. Potremmo, cioè, affermare che la libertà, assolutamente intesa, è un’utopia: l’assaporiamo solo quando qualcosa ci ostacola. Se potessimo godere della libertà assol…
SOCIETA’ PARADOSSALE
E’ una società, la nostra, del paradosso. Nessuno sta più nel suo ruolo: tutti parlano con presunta competenza di tutti e di tutto e poco sanno di ciò che dovrebbero sapere (o sapere di non sapere), attinente alla propria professionalità. Ci troviamo di fronte a dei “tuttologi” e lontani dai veri specialisti di campo che con fatica e responsabilità cercano di migliorarsi giornalmente. Il geometra invade il campo dell’ingegnere, il ragioniere quello del commercialista, l’odontotecnico quello del dentista, lo psicologo quello dello psichiatra, l’infermiere quello del medico, l’insegnante quello dello psicologo e dello psichiatra o neuropsichiatra infantile, il giornalista che fa il tuttologo (lui sa tutto) etc.
Analizzando il fenomeno, potremmo dire che esso testimonia “un superamento di una linea di confine”, il “sovvertimento” di un limite.
E dove potremmo ricercare l’origine di tale fenomeno?
Forse in quel processo di labile costruzione dell’identità personale, durante la maturazione evolutiva del bambino, con figure parentali esse stesse poco definite ed in assenza di quel Super-Io bistrattato e distrutto da quella stessa scienza psicologica che l’aveva idolatrato.
Il questo caos, siccome il processo maturativo dell’identità personale presuppone la definizione di un limite fra Io e Non-Io, in assenza di questa linea di confine ben precisa e per un processo di “generalizzazione”, ognuno si sente padrone dell’universo in cui vive ma con pressapochismo e scarse competenze di ruolo.
Ma nelle singole intelligenze innovative e creative costruire una nuova ideologia culturale, che ci proietti verso un nuovo modello societario, un Nuovo Risorgimento, dove si ricostituiscano le “identità perdute”.
LA DECADENZA
La Sofistica è una corrente filosofica, sviluppatasi nell’antica Grecia, che, avvalendosi del metodo della “dialettica”, pone al centro delle sue riflessioni l’uomo e le problematiche relative alla morale, alla vita sociale e politica. Non si trattò di un movimento omogeneo e fu estremamente variegata al suo interno. I suoi esponenti si interessarono dei vari ambiti del sapere, ma giungendo ognuno a conclusioni differenti e a volte contrastanti. Oggi si può assistere ad una nuova forma di “sofistica”, che pone al centro delle sue riflessioni le problematiche psicologiche, avanzando la pretesa assurda di includervi anche quelle psicopatologiche. I suoi esponenti discutono le medesime problematiche, secondo ottiche e prospettive diverse, utilizzando anche strategie diverse e giungendo a conclusioni differenti e contrastanti, con la pretesa, anch’essa assurda, di cogliere lo stesso risultato. Ma, mentre la “Sofistica”, che ebbe in Socrate il suo massimo esponente, era un movimento filosofico, senza alcuna pretesa terapeutica e non nuoceva alla salute della gente, la “Nuova Sofistica” ha la pretesa di “curare” la gente, tra l’altro, con un sistema variegato di formulazioni teoriche, senza alcun riferimento scientifico sostanziale e senza alcuna conoscenza di quel substrato, sul quale poggia qualsiasi attività psichica.
L’epoca attuale, schiva di qualsiasi coscienza critica, incurante di qualsiasi vero sapere, permeata di un pressappochismo da spavento, porta con sé la responsabilità di aver consentito un’azione, cosidetta “terapeutica”, a chi non ha gli strumenti scientifici esaurienti per esercitarla.
La nuova sofistica sta influenzando tutta una cultura. Persino il mondo medico ne è coinvolto. E’ l’apoteosi della decadenza più pericolosa, nel momento in cui essa colpisce e compromette la salute della gente. Mentre il mondo sta a guardare e tace. Ma questo atteggiamento rientra, poi, in un clima di una decadenza ancora peggiore.
PAROLE SANTE…..
IL PAPA: “Triste vedere giovani già vecchi”.
“I giovani che non cercano nulla non sono giovani. Sono già in pensione prima del tempo. E’ triste vedere i giovani in pensione”.
Lo ha detto Papa Francesco all’udienza generale, la prima in piazza S. Pietro dopo la ripresa di questi incontri a inizio Agosto. Novemila i pellegrini presenti. “Coltiviamo sane utopie, attingendo con speranza alla memoria delle origini”, riscoprendo “le braci nascoste sotto le ceneri”.
Blindata l’intera area: sbarramenti di polizia e metal detector portatili si sono aggiunti ai controlli regolari, col passaggio ai varchi fissi. Il Papa non ha comunque rinunciato a salutare i fedeli in piazza, dalla Papamobile.
COGITO ERGO SUM. COGITO ERGO SOFFRO. SUM, ERGO VALEO
La “percezione dell’essere” nella famosa frase di Cartesio: “cogito, ergo Sum.”
Il punto di partenza della costruzione dell’autostima o del riconoscimento del “valore intrinseco” sintetizzato, invece, in altrettante tre parole: “Sum, ergo Valeo”. Si può, cioè, spiegare a coloro che ci chiedono come si fa a costruire la stima di sé stessi, dicendo loro che valgono, già solo per il fatto di esistere. Il valore dell’uomo è già contenuto nella realtà del suo esistere.
Poi si può spiegare che il concetto di “valore” non va confuso con quello estrinseco come quello di capacità, che sono differenti da un individuo all’altro e che hanno una validità esclusivamente relativa.
IL PARADOSSO PSICHIATRICO
Circolano per l’Italia alcune figure di psichiatri, che nominiamo “mercenari della Psichiatria”, perché fanno della Psichiatria un vero e proprio commercio, i quali, vantandosi di appartenere ad una certa Scuola italiana di prestigio (il che non è assolutamente vero, perché a stento conoscono il nome dei farmaci suggeriti dalle case farmaceutiche, di cui sono sponsor) elargiscono visite esose, in un solo giorno e poi vanno via. E da chi viene poi seguito il paziente? Da nessuno. Se ne parla il mese successivo, quando ritornano “gli sparvieri” a fare un altro carico di bottino.
Questa non è psichiatria. Ma signori: vi rendete conto che la sola elargizione di un farmaco prescritta da questa gente e tra l’altro prescritto con dubbia competenza e senza seguirne passo passo gli effetti, e senza supporto psicoterapeutico, non è professionalità seria?
Dubitate di questi personaggi sciamanici della Psichiatria che elargiscono visite “a distanza” e poi spariscono con il bottino.
LA MASCHERA RELAZIONALE
In ambito relazionale, il rapporto che ogni singolo individuo stabilisce con un suo simile, riflette fondamentalmente il rapporto che ha con sè stesso. I suoi schemi e le sue modalità relazionali sono l’espressione del suo mondo interiore. Ognuno rivela, quindi, nel proprio rapporto con gli altri, la vera natura della propria identità (magari senza neanche accorgersene).
E a poco serve cercare di mascherarlo con il tecnicismo di strumenti terapeutici. Nessuno riesce a nascondere la natura del suo essere.
FANTASTICA RELATIVITA’
Noi chiamiamo “fantasia” tutto ciò che trascende il confine della realtà. Ma nel momento stesso in cui alcuni contenuti, che credevamo facessero parte della fantasia, li ritroviamo nella realtà, quella linea di confine si sposta sempre più in avanti.
Ecco come tutto acquista il sapore della “Relatività”.
FRAMMENTI DI DIARIO INTIMO
(HENRI – FRÉDÉRIC AMIEL 12-06-1871)
Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell’Uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere l’uomo e il delinquente di correggersi.
Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento. L’adorazione delle apparenze si paga.
HEUTE IST CABARET
Nessuno schema può mai inglobare la complessità dell’essere umano. Ed è proprio dalla complessità che deriva la sua attrattiva, il suo fascino ed il suo interesse.
E’ un po' come esprimere il concetto di “ARTE”: se la definisci, la limiti, se la circoscrivi all’interno di alcuni definiti parametri, ne limiti quella libertà, che è una delle sue principali caratteristiche, se la schematizzi, ne distruggi la creatività. L’evoluzione storico – clinica della Psichiatria, soprattutto negli ultimi 40 anni, può essere sintetizzata con poche osservazioni. In una delle tante interviste rilasciate, ad un giornalista che gli chiedeva cosa fosse la malattia mentale, Franco Basaglia rispondeva: “Non lo so, nessuno sa cosa sia la malattia mentale; a me interessa la persona malata ed il modo migliore per incontrarla ed alleviare la sua sofferenza”.
Dai contenuti di un simile pensiero si è approdato oggi ad una Psichiatria tutta polarizzata sulle varie definizioni delle malattie o dei disturbi mentali, attraverso una ricerca esasperata e meticolosa, che giunge ad etichettare ogni minima deviazione del comportamento, che devii dal “normale”. E intanto si trascura di sottolineare, poi, il limite fra “normale” e “patologico”.
Una simile evoluzione segna il passaggio da una tendenza speculativa e di ricerca della libera attività del Pensiero, al mondo degli “Schemi”, semplificando, banalizzando e mistificando la complessità di sviluppo dell’intero apparato psichico.
Questa tendenza mortifica, sul piano epistemologico, la stessa conoscenza scientifica del disturbo psichico, trascinando con sé una vasta schiera di deleteri approcci terapeutici e minacciando l’identità stessa della Psichiatria. Spopolano in questo marasma i più variegati ed antiscientifici movimenti di scienza affini.
Noi non siamo sfiduciati, perché crediamo in un mondo che può cambiare.

“Il mondo di oggi può essere descritto agli uomini di oggi solo a patto che sia descritto come un mondo che può essere cambiato”


                                                                                                                                                                                                   (B. BRECHT)


“REDDITE QUAE SUNT CAESARIS CAESARI ET QUAE SUNT DEI DEO”
L’informazione attuale, attraverso i più diversi networks, è ricca di consigli, spiegazioni, valutazioni e propagande di natura psicologica.
Il mondo intero sembra stare in mano agli onniscienti psicologi. Persino una parte disinformata e plagiata del mondo medico affida ormai agli psicologi il compito di trattare un disturbo psicotico! Non parliamo dell’ambito legale, dove una parte dei magistrati ormai si serve di perizie “psicologiche” per avere chiarimenti su casi di ben altra natura. C’è un errore di fondo (e qui la colpa è degli psichiatri): la Psicologia si è andata pian piano appropriando della Psicopatologia, di cui non è e non potrebbe essere competente (le mancano, a dir poco, le conoscenze di ordine medico-biologiche).
Ma in tutto questo disordine professionale e caos epistemologico gli psichiatri dove sono? Sembrano una razza in via di estinzione. Colpa della loro cultura formativa. E le scuole di psicoterapia? Insegnano la psicoterapia? La maggior parte delle scuole di psicoterapia danno delle licenze, ma non cultura formativa.
Fino a quando la Psichiatria continuerà a venerare la Bibbia dei vari sistemi classificatori ( il DSM in primis) e fino a quando la Psichiatria non capirà che le conoscenze ed il linguaggio psicologico costituiscono la base del suo sapere (la Psicologia sta alla Psichiatria, come la Fisiologia sta alla Patologia: un patologo non può non conoscere la fisiologia), fino a che gli psichiatri parleranno solo il linguaggio biochimico o neurofisiologico del disturbo psichico, fino a che si occuperanno prevalentemente di disturbo bipolare, schizofrenia, TSO, psicofarmacologia, fino a che, per rimanere agganciati all’Università, si occuperanno prevalentemente della componente biologica del disturbo psichico e fino a quando essi stessi delegheranno alla Psicologia il compito di occuparsi della componente psicologica del disturbo psichico, la PSICHIATRIA avrà come risultato il fallimento della propria missione e la perdita della propria identità. Essa tornerà ad essere circoscritta nell’ambito dei “nuovi manicomi”, incapace di combattere persino i pregiudizi sociali che la compromettono, a vantaggio pericoloso della psicologia e comincerà a perdere terreno anche sul piano politico.
Occorre un risveglio culturale delle Università, selezioni più mirate a scegliere i futuri psichiatri. Uno psicologo può esistere senza occuparsi di psicopatologia, uno psichiatra non può dirsi tale, se non conosce la psicologia. Per questo occorre una riforma delle materie di studio alla specializzazione come la Psicologia, come si faceva una volta, anche durante il percorso di medicina come esame complementare.
“Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
LA COSCIENZA IMMOBILE
La ridondanza delle immagini, delle opinioni “autorevoli” espresse in T.V., delle trasmissioni con “copioni” scritti dagli interessi dell’uomo, creano a nostro avviso un freno dell’azione. Probabili meccanismi inibitori, innescati da iperattività corticale superiore (cervello), quella ideativa, bloccano la gestione dell’azione, proprio perché sovrabbondanti. Questa ipotesi non è azzardata se pensiamo all’ “arresto psicomotorio” del paziente maniacale; in piena crisi di accelerazione ideativa.
Non si spiegherebbe il silenzio delle coscienze e l’immobilismo totale di fronte a vicende drammatiche dei nostri tempi, cui poi assistere da paralizzati. Bisogna, inoltre, considerare che, attraverso una continua attività del pensare, vengono dissipate tutte quelle energie utili all’azione.
Gli uomini d’azione impiegano il tempo strettamente necessario fra il pensare e l’agire.
Altri non agiscono per conformismo, per il timore di esporsi o perché non credono in sé stessi. Oltre alle cause ci si chiede quali sono i rimedi. La ricetta è: “SMUOVERE LE COSCIENZE”. Bisogna avere il coraggio di parlare, di scrivere, di esporsi per l’amore della giustizia e della dignità umana. I giovani sono anestetizzati, non conoscono i movimenti pacifici di lotta nelle piazze. Andassero a rispolverare le lettere degli apostoli della non-violenza, da un Martin Luther King, a un MAHATMA GANDHI e i cattolici andassero a studiare cosa furono le azioni dei cattolici impegnati nel sociale negli anni ’70. Tutto quello che oggi non verrà fatto, domani ricadrà sulla loro stessa pelle. E allora saranno (comunque) necessarie la promozione delle azioni.

Prof. G. Iorio                                                                                                                                                                               Dr. R. Pulzoni