Aspetti Antropologici e Psicosociali
Alle corna degli animali, che sono le capostipiti di tutti i posteriori amuleti, si attribuiva fin dall’epoca greca e romana un potere difensivo contro gli spiriti malefici e la capacità di generare benessere e fecondità. Sembrerebbe che la presunta efficacia delle corna derivi originariamente dal loro essere oggetti appuntiti, dove la punta agisce difensivamente e offensivamente, ma non è da escludere che, rappresentando le corna il segno anatomico del vigore sessuale dell’animale, il loro uso apotropaico richiamasse a sè un’idea di fecondità e abbondanza.
Da questo lontano modello nascono amuleti in forma di corno che già erano stati trovati nelle tombe cretesi ed etrusche. Una diffusione più ampia, ben nota nella tradizione napoletana, si ebbe poi in tutto il paese nei secoli precedenti. La funzione amuletica di questi oggetti viene a spostarsi, fin dall’antichità, su ben note gestualità della mano, principalmente della mano – corna, sulla quale l’indice e il mignolo tesi in alto o contro l’oggetto pericoloso a forma di U, con il pollice che trattiene il medio e l’anulare ripiegati. Questi espedienti difensivi nella fine del millennio precedente divennero di moda attraverso gli interventi scomposti di uomini politici più o meno trascinati nelle tempeste delle loro sventure (Leone, Goria, Craxi, Trentin).
Per chiarire l’origine del ricorso a questi gesti, bisogna rifarsi a quell’ideologia che attribuisce alla sessualità maschile un potere energetico che si estende alle cose e agli uomini in occasione di una crisi che investe la loro sicurezza. Le corna rappresenterebbero così il sostituto simbolico del fascinum dei Latini, che è il fallo o l’organo eretto. Il modo più normale di contrastare il disagio proveniente dalla crisi è quello di opporre ad esso il simbolo fisico o equivalente gestuale che esprime il vigore dell’essere.
Si potrebbe dire che Craxi, Goria e compagni, nel ricorrere alle corna per difendersi e provocare, hanno in qualche modo simbolicamente esibito la loro sessualità mortificata.
Molto confuso è l’itinerario che può portare a comprendere perché i mariti traditi sono comunemente onorati del titolo di cornuti. L’espressione “fare le corna”, “cornificare” appare già nei testi italiani del XV secolo, ma non si percepisce chiaramente da quale particolare credenza essa abbia avuto origine.
Forse meno oscuro è il motivo per il quale i Francesi hanno usato per “cornuto” il termine cocu, con riferimento al cuculo, la cui femmina sarebbe uccello traditore, per eccellenza del nido coniugale. Così, già in antiche fonti, cuculus venne a designare il cornuto e cioè colui che alleva figli non propri ed era un insulto che, i viandanti lanciavano contro i vendemmiatori. In alcuni dialetti italiani, quale l’abruzzese, il malcapitato marito viene chiamato cornuto, ma anche cuculo. La faccenda si complica poi quando ci si chiede perché San Martino è divenuto, in Italia, il protettore dei mariti traditi. Bisogna ricordare che l’11 novembre, giorno dedicato a San Martino di Tours, corrisponde anche, sul calendario contadino, al periodo nel quale il vino nuovo è maturo e viene assaggiato in bevute che una volta, erano orgiastiche feste di beoni che ci partecipavano fino all’ubriachezza. Potrebbe supporsi che il costume concedeva alle loro mogli un’occasione di singolare libertà e di libero amore.
In Italia si celebrano, per sdrammatizzare quello che per secoli è stato un insulto, la Festa dei Cornuti (1). La tradizione celtica indica nella notte dell’11 novembre il “DODEKAMERON” un momento di passaggio in cui tutto è concesso. Le corna si chiamano nel mondo d’oggi infedeltà, tradimento e possono riguardare la parola data, l’amicizia, l’amore, la squadra sportiva, un’idea, un partito e persino la patria. Tutte queste cose vengono giudicate come negativo, un disonore, una vergogna, mentre la “fedeltà” il non “mutar bandiera”, “non cambiar mai un’idea” vengono giudicati in modo positivo.
Eh si! Non cambiare idea! Questo significa non cambiare mai opinione, gusti, inclinazioni, preferenze e desideri. Ma è mai possibile? Non è forse vero che ogni progresso, ogni crescita, ogni sviluppo, arricchimento, miglioramento, perfezionamento individuale e sociale dipende proprio dal correggere e cambiare in meglio convinzioni, emozioni e comportamenti? Basta conoscere l’evoluzione della storia per rendersene conto.
Ma limitandoci all’infedeltà erotico – sentimentale, cioè alle diffusissime “corna” vale farsi qualche domanda: ma chi è che ha inventato la monogamia? E perché?
LE DONNE
Probabilmente la prima idea di continuità delle relazioni sessuali nacque quando i gruppi umani vivevano nelle foreste o nelle caverne e la sopravvivenza di un figlio non poteva venir garantito da un solo genitore. L’evoluzione premiò quindi quelle coppie che restavano insieme. Quando poi, per le migliorate condizioni di vita, la duplice presenza non fu poi più strettamente necessaria. Oggi assistiamo ad un cambiamento dei ruoli sociali e di libertà nei comportamenti sessuali.
GLI UOMINI
I maschi più forti ed egoisti che avevano già il monopolio della caccia, dell’ordine pubblico e della giustizia, si impossessarono poi anche della terra, degli animali domestici e delle donne. Allora divenne per loro di primaria importanza che il patrimonio paterno passasse ai propri figli. Dando l’obbligo di fedeltà delle femmine. Spesso pena la vita: ancora oggi, e piuttosto in crescendo, si verificano le atroci e talvolta micidiali prodezze della fedeltà imposta soprattutto alle donne. Anzi, fino a non molto tempo fa, veniva sbandierato come segno di virilità, in alcune regioni del nostro Paese, il cosidetto delitto d’onore e con una certa tolleranza punitiva della Giustizia.
ALTRE RISPOSTE
Le origini preistoriche non bastano a spiegare la fedeltà così come oggi viene intesa. Qui entrano in gioco aspetti sottili culturali che nell’uomo “tradito” vanno dalla prevalente ansia/depressione di perdere la stima altrui e di essere dileggiato come “cornuto”, all’ansia/depressione di giudicarsi incapace di controllare la partner. Nelle donne “tradite” invece prende l’ideologia di giudicarsi inadeguata specialmente in bellezza e di rapporti sessuali.
INFINE
Una conseguenza di tale stato di cose è rappresentato dalla gelosia oppure che si scivoli nell’ideologia delle dipendenze affettive a cui si rimanda alla lettura di un altro scritto dal titolo “PSICO(PATO)LOGIA della Dipendenza Affettiva”.
Tanti auguri a tutte le coppie
Prof. A.M. Di Nola Dr. R. Pulzoni
NOTE:
(1) Ogni 11 novembre in varie regioni dell’Italia si celebra la festa dedicata all’adulterio: Rocca Lauretano e San Valentino, Ruviano e Roccagorga.
A Roccagorga, in provincia di Latina, che per l’occasione cambierà il nome trasformandosi in CORNA-GORGA si festeggiava la festa dei Cornuti. I mariti cornuti sfilavano per la città accompagnati dalla banda musicale e gareggiavano per aggiudicarsi il titolo di CORNUTO DELL’ANNO, l’uomo cioè più tradito dai pettegolezzi della gente del posto. Per le vie del paese addobbate con corna e cornetti simbolo della manifestazione, ci sono una serie di spettacoli, di cultura, musica, e soprattutto culinarie, con prodotti locali e di buon vino. In una ricorrenza dell’undici novembre è stato presente in qualità di Presidente Vittorio Sgarbi che sanciva il miglior cornuto grazie allo strumento definito CORNUTOMETRO che determinava attraverso l’ovazione del pubblico chi raggiungeva le maggiori vette….delle corna.
Al termine della sfilata veniva poi distribuita la classica e gustosa zuppa “rappacornuti”. Si racconta che tale zuppa veniva così chiamata perché, una volta preparata, si manteneva calda per alcune ore. Tutto questo per dare la possibilità alle donne di tradire tranquillamente il marito con l’amico di turno. Amico che poi invita il marito “becco” a gustare il piatto che prende il nome di “pasta alla puttanesca”.
Ecco quindi “svelate” le due ricette magiche. For your pleasure
ZUPPA “RAPPACORNUTI”
Far soffriggere, in una grande pentola, due spicchi di aglio nell’olio d’oliva, poi aggiungere delle zucchine tagliate a pezzetti, cipolla, pomodori, peperoncino, piselli e fave (e ti pareva…) e fare cuocere con aggiunta di acqua sufficiente a poter coprire il pane casareccio raffermo, tagliato a fettine sottili e messo in una terrina. Dopo la cottura (fatta alla sveltina…) tutti gli ingredienti vanno versati sul pane, nella terrina che lo contiene viene ricoperta poi con un panno pulito e il tutto lasciato così per il tempo sufficiente per far ammorbidire il tutto.
PASTA ALLA PUTTANESCA
Ingredienti: 400 g. di spaghetti, 250 g. di pomodori pelati da sugo, 150 g. di olive nere snocciolate, 1 ciuffo di prezzemolo, 2 spicchi di aglio, 5 acciughe salate, 1 cucchiaio di capperi, olio extravergine di oliva (se si riesce ancora a trovare…) e sale quanto basta.
Procedimento: pulire e tritare l’aglio e spezzettare i filetti d’acciuga, pelare i pomodori, privarli dei semi e tagliarli a pezzetti. Lavare il prezzemolo asciugarlo e tritarlo a pezzettini. In un tegame fate soffriggere in un po' di olio, l’aglio tritato e le acciughe; quando l’aglio diventa leggermente dorato, aggiungere le olive, i capperi e pomodori.
Fate cuocere per qualche minuto facendo insaporire tutti gli ingredienti. Cuocere gli spaghetti in abbondante acqua salata, scolarli al dente, condire con il sughetto ottenuto e cospargere il tutto con il prezzemolo tritato.
Et voilà! Cornelius è servito!
Buon appetito e beviti una damigiana di vino…Trinca….. Trinca….. PANTA REI.