Marcel Proust definiva scherzosamente i suoi libri “cafè – table – musik”.
Questo Sanremo invece, plastificato, espressione dell’Italia nel mondo, ha presentato a “sorpresa” una canzone vincente.
Già prima della vittoria ufficiale del duo Meta – Moro, avevo preso consapevolezza indirettamente della loro vittoria. Infatti, quando sul mio tablet cliccavo per visionare un po' di rock del calibro dei Pink Floyd e Genesis, ho dovuto, indifeso, sopportare la vorticosa pubblicità della presentazione della canzone del menzionato duo già prima che vincesse il Festival.
Mi viene alla mente un po' come nel passato (e così anche oggi) le selezioni sportive o professionali spesso erano sottomesse alle raccomandazioni individuali o politiche. Tutto sommato, pur lontano dai miei gusti, il “passame er sale” di Luca Barbarossa esprime una dolcezza poetica e genuina da Festival… ovvero l’inno della canzone italiana e non di un buonismo social – politico in smoking multicolor.
Riccardo Pulzoni