“Signori della Corte, io sono innocente. Spero che lo siate anche voi”
ENZO TORTORA (30-11-28 / 18-05-1988)
Con questo doloroso grido di dignità, il compianto e gentiluomo Enzo Tortora riassumeva con grande classe ed educazione le incongruenze, le distorsioni e le incapacità dell’uomo: il Giudizio e/o il Pregiudizio.
Come nemesi storica egli pagò con la grave malattia che lo portò a morte, l’ingiusta condanna che gli è stata superficialmente e pregiudizievolmente assegnata.
Eh sì! Una persona può ammalarsi o perire anche per un dolore psichico come la scienza medica dimostra tramite gli studi della PNEI (Psico neuro immuno endocrinologia).
Ci si chiede: come mai un certo funzionario dello Stato italiano non può essere depotenziato o multato dalle cariche pubbliche o quantomeno darne pubblica giustizia?
Magari a volte avverrà pure… ma solo a porte chiuse, da un potere insindacabile. Se invece si presumesse che un altro tipo di professionista (medico, ingegnere etc.) fosse responsabile (ripeto: presumesse ma non dimostrato) di un reato, egli viene spesso condannato “a priori” (aspettando poi il 2° e 3° grado di giudizio con stress emotivo, disagio sociale ed esorbitanti spese legali) o quantomeno viene additato dalla stampa come reo con le possibili conseguenze psicofisiche sul malcapitato innocente. L’atto del giudicare presuppone un esercizio di responsabilità, di conoscenza e della comprensione dinamica dei fatti. La comprensione è infatti una funzione dell’intelligenza e dell’etica umana. E allora, in riferimento al sillogismo aristotelico si formula la seguente considerazione:
Chi scrive le leggi?
L’UOMO
E l’uomo è un essere perfetto o imperfetto?
IMPERFETTO
CONCLUSIONE: le leggi non sono perfette ma revisionabili di miglioramenti.
Quindi, considerando i limiti umani, chiediamo che ci sia una mentalità scevra dai pregiudizi e piena di responsabilità quando si giudica e si determina il destino di un cittadino.
Un magistrato non può essere solo un profondo conoscitore di quanto è scritto nei Codici di procedura civile e penale.
Questo vale anche per il medico che deve essere flessibile ed esperto nell’emettere una diagnosi e applicare poi una terapia e prognosi.
Non è possibile seguire rigidamente ed impersonalmente ciò che è scritto nei codici o nei manuali di Terapia medica. Si pensi ad es. come il cosiddetto “delitto d’onore” veniva in passato dalla Legge più tollerato e punito con pena irrisoria.
Occorre sensibilità, intelligenza (1), riflessione, sagacia e umanità in chi svolge tale delicata funzione. Necessiterebbero delle selezioni (ma anche in altri mestieri) approfondite sul versante psico – personologico oltre che sulle qualità tecniche.
Si spera quindi in un cambiamento delle coscenze al fine di superare quelle “verità relative”, espressione sempre dell’uomo.
Il commento di Enzo Tortora sintetizza tutto alla perfezione.
Questa è solo un’occasione per commemorare lui e anche quelle persone di cui non si ha memoria storica ma che son state vittime di sentenze ingiuste: quelle determinate dall’uomo imperfetto. Appunto!
Dr. Riccardo Pulzoni
NOTE:
(1) La vera intelligenza non avanza nessuna pretesa di essere la “depositaria” della verità assoluta e considera che ogni comportamento o scelta decisionale comporta necessariamente qualche errore. La vera intelligenza non mira a distruggere, ma a correggere il più possibile gli esseri umani.